domenica 11 novembre 2012

L'amore per le piccole cose.
 
 
Ogni volta che superando tutti i miei limiti riguardo "Il Favoloso Mondo di Amélie" (il cui titolo in francese è molto più dolce e suggestivo, "Le Fabuleux Destin d'Amélie Poulin", il favoloso destino di Amélie...quanto futuro in questa frase. Quanta inevitabilità.) rimango ammaliata dalla morbidezza, dalla scioltezza, dalla cura del sottile movimento con cui lei, in una scena, picchietta dolcemente sulla crosta della créme brulée per romperla.
E' la sua piccola cosa, il piccolo momento pieno di gioia che si concede e che ha trovato nella vita.

Amélie ha un dono grande: saper trovare piccole meraviglie straordinarie nello scorrere dell'ordinario. Saper trovare in cose minuscole grandi gioie che durano un istante ma perdurano nel buonumore.
Io amo le piccole cose, ed amo amare le piccole cose. Amo la gioia che si trova nel quotidiano, quando riesco a trovarla e riconoscerla per un dono che per un istante viene dato anche a me. Amo estasiarmi per dettagli. Amo il dolore caldo che mi procura.
 
I limiti di cui sopra, per riguardare ancora una volta Amélie e tutto il suo destino, tutto questo futuro, devo superarli perchè nel riconoscimento di tutto ciò c'è un sottile velo di dolore.
Le cose belle spesso fanno male proprio per quanto sono belle, per l'amarezza che si cela nello sfondo da cui risaltano. In un contrasto accecante si avverte un dolore sordo di sottofondo in mezzo al petto, che sa di amaro e non brucia, scava leggermente e si palesa.
 
E' di questo che prendo atto stasera: dell'inevitabile coesistenza dell'amore col dolore. Del negativo nero lasciato dal bianco, in un cerchio che per la sua esistenza reale DEVE averli entrambi. La materia e l'antimateria. La bellezza che per essere colmata nella sua esistenza deve avere l'amore che riempie ed apre il cuore, e il respiro che si arresta quando il cuore aprendosi incappa nei polmoni, manifestando il nero che (con una formula fin troppo usata) rende più splendente il bianco, lo rende vero in un rarissimo e ritrovato guizzo di risveglio, di coscienza dell'essere.
E' la presa di coscienza della realtà, della fine dell'infanzia. E' l'accettazione del mondo reale e di entrambi i lati dell'essere, il trasformarsi a tre dimensioni di tutto quello che si è visto fino a quel momento.
Arrendersi alla realtà, arrendersi ad essere pervasi da quel dolore amaro in dosi esattamente uguali a quelle dell'amore, di quel calore.
Ed amare questa sensazione di realtà.
 
Ely

2 commenti:

  1. Ha scritto un bellissimo post ed hai descritto sensazioni e sentimenti molto difficili da mettere nero su bianco, brava ;).
    Sono passata per 1) iscrivermi al tuo blog :) 2) avvertirti che ho risposto ad una tua domanda sul UD (scusa ma mi era sfuggita)
    a presto carla

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    Risposte
    1. Caspita mi commuovi un po'!!!! Grazie per la gentilissima riposta...e grazie per questo commento.
      Mi tocca proprio, non ero sicura che rimettermi a scrivere fosse un'idea brillante.

      Ely

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