giovedì 3 gennaio 2013

Il sabato del villaggio e il 2013

Le considerazioni sull'anno che sta per arrivare (o che in questo caso in realtà è già arrivato) anno dopo anno si sprecano.

Ognuno è in attesa di meraviglie, di sconvolgenti novità.
Della meta.
Ogni anno è un'entità finita in un tempo infinito, ma ognuno di noi, ogni anno si aspetta che si raggiunga - stavolta davvero eh! - la meta.
Io ad ogni fine provo una sottile paura per il nuovo inizio in realtà. Vedo un sacco di ignoto di fronte a me e non so bene come me la caverò anche questa volta.
Ma non è di paura che voglio parlare. E' dell'attesa, delle aspettative.
Del 31 dicembre.

Sia esso un lunedì o un mercoledì il 31 dicembre è sempre un sabato del villaggio.
Forse è perchè sono giovane, forse da saggi adulti non è più così, ma ogni volta l'attesa è palpabile.
Ci si veste bene, si insegue il bello, manifestazione tangibile di un pensiero che diventa sempre più pulsante e si impone, si gonfia sempre di più, 10...9...8...7...6...5...4...3...2...1.

Ed ogni cosa si riscopre uguale.
Tutto è finito, il tempo finito nell'infinito (molto più infinito ora!) riparte da 0, si sente di nuovo il peso del tempo.
Ogni 31 è come un 1 in fondo.

In realtà il 31 è molto meglio.
L'attesa è un piacere, la speranza vale molto più dell'istante reale, quasi sempre raccoglie molta più gioia. Mi godo ogni istante della preparazione della cena, delle immagini che si compongono e scompongono per tutto il tempo nella mia mente. Mi godo le persone che ho intorno. Mi godo l'affetto, i doni rari, la bellezza di quel momento, la poesia di quell'istante che è l'attesa, e allora diventa tempo reale che è così raro che sia denso  di bellezza. Mi godo l'ebbrezza di un bicchiere di champagne che alleggerisce tutti i pensieri di 364 giorni, che disconnette la testa e lascia solo il cuore.
Mi concedo di rimanere a sperare in un anno migliore, in una sorte indipendente da me, che il tempo e il destino costruiscano la mia fortuna. Vengo investita dalla mezzanotte nella lucidità dell'alcol dalla consapevolezza che sono io la speranza e solo le mie decisioni, una presa di coscienza che procrastino da troppo tempo, che l'anno nuovo sarà diverso solo se io decido di cambiare, se cambio i no che vorrei pronunciare con i sì!, se cambio la paura che cerco di nascondere con paura che ammetto e che provo a conoscere per passarci attraverso. Per scoprirvi dentro cose nuove.

Ma l'attesa è la vera gioia. Lo diceva anche qualcuno...

Ely

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